Il sentiero di mattoni gialli

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21 A

mercoledì 8 settembre 2010

RUBRICA: L'ARTISTA DEL GIORNO

L'ARTISTA DEL GIORNO: LUDOVICO ARIOSTO


« E più mi piace posar le poltre
membra, che di vantarle che alli Sciti
sien state, agli Indi, a li Etiopi et oltre. [...]
Chi vuole andare a torno, a torno vada:
vegga Inghelterra, Ongheria, Francia e Spagna;
a me piace abitar la mia contrada »

Considerato come uno degli scrittori più influenti dell'epoca, Ludovico Ariosto, attraverso la sua produzione letteraria ma soprattutto attraverso l'opera che lo rese celebre, L'Orlando Furioso, sancì una potente rottura degli standard e dei canoni epocali.
Nato a Reggio Emilia l'8 Settembre 1474 da famiglia nobile, si dedicò agli studi umanistici sotto la guida del monaco agostiniano Gregorio da Spoleto.
Intraprese studi di filosofia presso L'Università di Ferrara e si appassionò nel frattempo alla poesia in volgare. Con l'amico Pietro Bembo condivise l'entusiasmo e la passione per le opere di Petrarca.
Morto improvvisamente il padre fu costretto a prendersi cura della famiglia e ad accettare l'incarico di capitano della rocca presso Canossa al servizio del duca Ercole I d'Este. 
Dalla relazione con una domestica nacque Giovanbattista che non riconoscerà mai completamente come suo figlio.
Rientrato a Ferrara fu assunto dal cardinale Ippolito d'Este per ottenere alcuni benefici ecclesiastici, facendosi poi chierico e nel 1506 fu investito del beneficio della ricca parrocchia di Montericco. Con grande dispiacere divenne un umile cortigiano al servizio di un uomo avaro, ignorante e gretto quale era Ippolito e a causa delle faccende diplomatiche e politiche di cui doveva occuparsi si allontanò dalla letteratura.
Nel 1509 dalla relazione con un'altra domestica nacque Virginio, che seguirà le orme del padre.
L'elezione di papa Leone X, che non aveva mai nascosto stima e amicizia nei confronti dell'Ariosto, invogliò quest'ultimo a trasferirsi presso la curia papale nella speranza di un incarico che non arrivò mai.
A Firenze si innamorò di Alessandra Benucci che frequentava la corte estense. Questa, rimasta vedova di Tito Strozzi, famoso mercante, si trasferì a Ferrara iniziando così una relazione con lo scrittore. L'Avversione al matrimonio dell'Ariosto, la paura che potesse perdere i benefici ecclesiastici e che alla compagna fosse revocata l'eredità del marito spinse i due amanti a sposarsi in gran segreto solo molti anni dopo.
Nel 1516, dopo 11 anni di lavoro, pubblicò la prima edizione dell'Orlando Furioso, che dedicò al suo signore il quale non lo gradì affatto. Profondamente deluso, quando Ippolito d'Este divenne vescovo, Ludovico si rifiutò di seguirlo all'estero. L'astio verso Ippolito, l'amore per Ferrara e per la sua donna ebbero la meglio.
Pertanto passò al servizio del fratello di Ippolito, Alfonso, il quale, meno ignorante e gretto, gli affidò l'arduo compito di governatore della "turbolenta" Garfagnana, incarico che Ludovico seppe svolgere con grande abilità.
Tornato a Ferrara Nel 1525, trascorse i suoi ultimi anni in tranquillità, dedicandosi completamente alla scrittura, alla messa in scena di alcune commedie e all'ampliamento dell'Orlando Furioso.


L'Orlando Furioso fonde insieme la materia carolingia con quella bretone. Le vicende dei personaggi si intrecciano continuamente, costituendo molteplici fili narrativi tutti armonicamente tessuti insieme. La trama ruota intorno a tre motivi: epico (lotta tra pagani e cristiani), amoroso (passione amorosa di Orlando per Angelica) ed encomiastico (amore di Ruggero e Bradamante dalla cui unione discenderà la Casa d'Este).

Le vicende di Orlando e dei paladini di Carlo Magno erano già molto note alla corte estense di Ferrara grazie a Boiardo, quando l'intellettuale cortigiano Ariosto comincia a scrivere il nuovo romanzo. La trama si sviluppa a partire dalla storia dell'amore fra Angelica e Orlando dal punto in cui questa si interrompeva (e vi sono alcuni rimandi ironici a fatti antecedenti). La materia cavalleresca, i luoghi e i personaggi principali sono gli stessi, ma l'elaborazione di tutti gli elementi risponde a una ricerca letteraria molto più profonda. I personaggi acquistano una dimensione psicologica potente, il racconto diviene un insieme organico di vicende intrecciate in un'architettura di complessità grandiosa.
La veste linguistica – specialmente dalla terza edizione – è completamente rivista, dando vita ad una forma di comunicazione letteraria del tutto nuova.

La prima edizione dell'Orlando Furioso, in 40 canti, fu pubblicata a Ferrara nell'aprile 1516, per l'editore Giovanni Mazzocco, recante la dedica al cardinale Ippolito d'Este il quale, poco interessato alla letteratura, non mostrò alcun apprezzamento.Il poema di Ariosto è la prima opera letteraria di intrattenimento ad essere pensata e curata per la pubblicazione a stampa, cioè per la diffusione presso un pubblico più vasto possibile. Si tratta perciò della prima, grande opera di letteratura moderna nella cultura occidentale.

Nella seconda edizione, pubblicata a Ferrara nel 1521, c'è una revisione della lingua, ora molto più orientata al toscano. Non ci sono modifiche di rilievo nella struttura narrativa.

La terza edizione fu pubblicata nel 1532. Ariosto aveva rielaborato il testo in maniera più ampia. La differenza è subito evidente sul piano linguistico: le prime due edizioni erano comunque rivolte prevalentemente a un pubblico ferrarese o padano, scritte in una lingua che teneva conto delle espressività popolari, lombarde e toscane. La versione definitiva invece mira a creare un modello linguistico italiano nazionale, secondo i canoni teorizzati da Pietro Bembo nelle sue Prose della volgar lingua. Vengono inseriti nuovi canti e gruppi di ottave, distribuiti in parti diverse dell'opera. Le dimensioni cambiano, il poema viene portato a 46 canti, modificando la suddivisione e l'architettura. Vengono aggiunte diverse storie e scene, che risultano tra quelle di maggiore intensità (anticipando anche la futura teatralità shakespeariana). Compaiono molti riferimenti alla storia contemporanea, con la gravissima crisi politica franco-italio-tedesca.


Si è di fronte all'ultimo grande umanista e alla crisi dell'Umanesimo: Ariosto rappresenta ancora l'uomo nuovo che si pone al centro del mondo, il demiurgo che con l'arte plasma la realtà fantastica, ma non lo è nella sua vita sociale di umile cortigiano subordinato alla volontà di un signore.

                                      
                                                         Peter Childman

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